“Pizza, spaghetti e mandolino” è uno dei modi di dire associati agli italiani più ricorrenti, soprattutto quando si viaggia all’estero. Uno stereotipo che il più delle volte fa sorridere, ma che la dice lunga sulla lunga tradizione gastronomica del nostro paese.
Uno dei piatti che più caratterizzano la cucina dell’Italia è infatti la pizza. La storia racconta che la marinara risale al 1734, mentre la pizza Margherita su ideata nel 1889 per onorare la Regina d’Italia Margherita di Savoia. Il cuoco pensò bene di condire con pomodori, mozzarella e basilico la base bianca per ricordare i colori della bandiera italiana. Oggi le differenze maggiori si riscontrano sugli impasti e le cotture: tonda, napoletana oppure romana, o al taglio. Ma quali sono le differenze?
Pizza tonda napoletana
Impasto con acqua, farina, lievito e sale. Il pizzaiolo oltre ad aggiungere un pezzo di un impasto recedente, il cosiddetto criscito, deve far attenzione a mantenere l’impasto molto idratato. È poi presente il cornicione, a volte ripieno di ricotta. Una pizza del genere si cuoce in forno in circa un minuto ad una temperatura di circa 500°.
Pizza tonda romana
Sottile, croccante e senza cornicione. Sono queste le caratteristiche ricercate da ogni amante della pizza romana. La tradizione vuole che si stenda con le mani. La cottura avviene in forno in circa due minuti a temperature inferiori a quelle utilizzate per pe pizze napoletane.
Pizza al taglio
La tradizionale pizza da asporto ha il vantaggio di far assaggiare, a volte scoprire, diversi gusti. Lo spessore della pizza cambia a seconda della mano del pizzaiolo. Viene cotta in una teglia in forno elettrico. Una delle ultime mode è l’utilizzo per gli impasti di farine di kamut, canapa o farro, e per le farciture di prodotti gourmet.
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